La
parola icona deriva dal greco eikon, che significa “immagine”.
Comunemente viene intesa come immagine sacra dipinta su tavola con una
particolare tecnica e secondo una tradizione conservatasi nei secoli.
L’oriente bizantino è la patria dell’icona. Sulle icone sono
rappresentati Gesù Cristo, la Madre di Dio, gli Angeli, i Santi, le
Feste Liturgiche, ma l’icona è più di una semplice raffigurazione e la
sua esistenza è legata all’incarnazione del Verbo di Dio, il cui evento
l’ha resa possibile. Nell’Antico Testamento, infatti, Dio aveva
proibito che si tentasse di fare la Sua Immagine. Per esprimere il
senso dell’infinito si poteva ricorrere solo all’arte decorativa e alle
forme geometriche, come vediamo ancor oggi presso ebrei e musulmani.
La nascita dell’icona coincide quindi con la nascita terrena del Figlio
di Dio: Gesù Cristo infatti non è soltanto il Verbo di Dio ma anche la
sua immagine: “Cristo è l’immagine del Dio invisibile (Col. 1,15)”.
La prima e fondamentale icona perciò è il volto di Cristo. L’icona
della Madre di Dio sarà possibile in quanto la Vergine porta il Figlio
Divino, ed anche le icone dei Santi saranno fattibili perché,
assumendo la natura umana Gesù ricrea l’immagine dell’uomo ad immagine
e somiglianza di Dio. L’icona trasmette l’immagine di un uomo
purificato, trasfigurato, rivestito della bellezza incorruttibile del
Regno di Dio.
L’icona che rappresenta Gesù Cristo e i “suoi simili”, li rende
misteriosamente presenti. Il luogo di questa “presenza” non è né la
tavola né i colori ma la somiglianza al “Prototipo”, a colui che è
rappre-sentato sull’icona. La Chiesa è incaricata di rico-noscere
questa somiglianza prima di benedire l’icona.
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